C’è chi dice no anche da sinistra

Sampietrino © ph Valentina Cinelli

di Annalisa Terranova
da patrimoniosos.it
Modello veltroniano. C’è chi dice no anche da sinistra
Contestazioni a suon di sanpietrini. Lo storico Giorgio Muratore: «Scelte esterofile e sbagliate a favore del grande capitale» –

Walter, c’è chi dice no. Anche a sinistra contestazioni. A suon di sanpietrini…
Un convegno sul futuro dei sanpietrini, i biocchetti usati a Roma per la pavimentazione delle strade nel Cinquecento per far scivolare meglio le carrozze, può diventare anche terreno di incontro-scontro sulle politiche architettoniche del centrosinistra a Roma, soprattutto se invitati a parlare sono due spiriti anticonformisti come Giorgio Muratore, storico dell’architettura, e Massimiliano Fuksas, architetto fautore delle innovazioni. L’occasione per fare il punto sul tradizionale biocchetto di basalto è una tavola rotonda organizzata per oggi da un candidato di Rifondazione, Danilo Nuccetelli, il quale, in controtendenza rispetto allo schieramento di cui fa parte, ha sempre difeso i sanpietrini dall’assedio filo-asfalto del duo Rutelli-Veltroni. Muratore, che già in passato ha svolto senza troppe ritrosìe il ruolo di “grillo parlante” rispetto a scelte profanatorie come il restauro della teca dell’Ara Pacis, è un paladino dei sanpietrini da quando era sindaco Rutelli.

Questa battaglia per la tutela dei Sanpietrini ha tutta l’aria di essere una bella causa persa, o no?
E’ una battaglia che vale la pena di essere combattuta. Per quanto mi riguarda io la cominciai quando fu annunciato il primo atto amministrativo dell’ex sindaco Rutelli, che voleva togliere i sanpietrini da via Nazionale. All’epoca mi ricordo che gli consigliai di essere più cauto rispetto alle bellezze di Roma. Oggi sono tutti per l’asfalto, anche per via dei tanti motorini, ma se il problema sono le buche, va detto che le buche ci sono sia con i sanpietrini sia con l’asfalto. Oggi interi quartieri hanno cambiato volto. Prendiamo via Po, ora c’è l’asfalto, magari è più comodo, ma è un’altra cosa, è molto più brutta.

E i vantaggi dei sanpietrini quali sarebbero?
Sono un materiale ecologico. Assorbono acqua, e questo è importantissimo per il territorio di una città. Se si producesse questo materiale si potrebbero creare economie diverse ma vanno ben mantenuti: per esempio un pessimo vizio è quello di incollarli sull’asfalto. Questo crea un disastro perché al contrario vanno collocati su un fondo sabbioso, se no saltano. Direi che poi è un paradosso dell’economia globale il fatto che proprio noi andiamo ad acquistare i sanpietrini dalla Cina.

Al di là dei sanpietrini, come giudica gli interventi fatti a Roma dal centrosinistra riguardo alLa manutenzione e ai restauri del centro storico?
Mi pare che ci sia stata un’arroganza eccessiva nella gestione della cosa pubblica, in particolare nel campo dell’architettura. Abbiamo un progetto indecente di un Museo dell’arte contemporanea che avremmo potuto realizzare restaurando le caserme di via Guido Reni e risparmiando un sacco di soldi. Demenziale è inoltre il progetto di ampliamento della Galleria d’arte moderna. Ai Mercati generali si poteva fare ud’ottima operazione di recupero di quegli spazi dedicandoli alla cultura, all’arte e al piccolo commercio mentre adesso l’area è stata messa in mano a una multinazionale americana che ci farà il solito shopping center della Nike…

Eppure non si percepisce in giro questa critica alla gestione che il centrosinistra ha fatto della cosa pubblica.
No. Vedo anzi che c’è una specie di corsa, anche di ex democristiahi, a sponsorizzare Veltroni. Un fenomeno che mi preoccupa: troppe dichiarazioni di voto e tutte dalla stessa parte… è naturale diffidare un po’. A Roma sono state fatte scelte a senso unico, nel senso di un’esterofilia anglosassone che è legata alla dipendenza delle imprese italiane dai capitali stranieri. Gli architetti di grido che vengono incaricati di progettare sono solo i promotor pubblicitari di grandi speculazioni finanziarie, la vera ciccia che sta sotto operazioni di restauro di pura facciata…

L’apertura di shopping center in aree artistiche sembra essere un po’ la parola d’ordine seguita a Roma per diverse aree di pregio, compreso il Foro Italico…
Mi ricordo che sul Foro Italico fu iniziata un’operazione incredibile, e fui io a sollevare il caso con un’intervista al “New York Times”.

Con la Melandri ministro ai Beni culturali volevano vendere persino l’obelisco.
Bè, gli obelischi non si vendono, anche se sono mussoliniani, all’estero non credevano alle loro orecchie. Io credo che tufto ciò derivi dall’estensione del mercato globale ma anche da una perdita del senso della cosa pubblica che porta alla perdita del senso dello Stato e che induce alla privatizzazione e all’alienazione del patrimonio pubblico.

In questo modo si distrugge il capitale sociale di una nazione. Facendo così alla fine domani ci vendiamo Villa Borghese. E così beni privati che erano diventati pubblici perché importanti per la società tornano al centro di speculazioni affaristiche. Oggi i grandi capitali investono su beni immobili, è una tendenza generalizzata, che non c’è solo a Roma, non a caso la Pirelli dall’alta tecnologia si è specializzata in un altro settore, divenendo la più importante immobiliare italiana, questo vorrà pur dire qualcosa.

Sì, ma come mai neanche da sinistre vengono mosse critiche incisive a questa deriva?
Mi sembra che negli ultimi tempi a fare una politica sociale siano rimaste solo certe frange della destra e certe frange di una certa sinistra. Nell’area del centro, che va dagli ex diccì agli ex piccì, c’è stato un appiattimento su una politica di governo molto finanziaria e molto poco sociale. E quetso appiattimento che va contrastato e allora anche nelle scelte sull’arredo urbano avremo sorprese positive.