Società Cooperativa Selciatori di Alfedena
Il 14 dicembre 1890 nasce la “Società Cooperativa Selciatori di Alfedena”, che trae la sua denominazione dal ridente paesino dell’Abruzzo, in provincia dell’Aquila, Alfedena, da cui provengono i selciatori, abili ed esperti nella lavorazione della pietra. La Cooperativa è sorta per volontà degli stessi selciatori, che videro nella nuova organizzazione un modo, non solo per difendere il loro mestiere, ma anche la loro libertà di uomini. Dunque, la sua costituzione è un fatto di notevole significato storico e sociale, perché consente di datare con certezza il periodo in cui questa figura artigiana è presente nell’hinterland di Roma, ed in modo particolare a Laghetto.
Per diventare soci della Cooperativa, in origine, occorreva essere cittadini di Alfedena; ciò per tutelare la loro arte dalla concorrenza. Sempre a tal fine, la stessa Cooperativa si organizzò, assieme ai gestori delle altre cave, in un consorzio. Inoltre essa creò un “dopo lavoro” per il tempo libero, ed un piccolo negozio di generi alimentari, dove circolavano le monete coniate dalla stessa società.
Dal momento della sua fondazione, il numero dei soci ha subito una continua oscillazione, sino al 1968, quando inizia un graduale decremento delle adesioni. Nel passato intorno alla figura del selciatore che effettuava esclusivamente la trasformazione della pietra in selcio, apparivano altre figure professionali, con diverse funzioni. Vi era il “minatore” che preparava le mine; lo “squartatore” che frantumava i grossi massi di pietra in pezzi più piccoli detti ,”scaglioni”; lo “sbozzatore” che rendeva detti scaglioni in pietre più piccole; il “facchino” che trasportava il lavoro finito del selciatore per poi caricarlo sul camion. Il selciatore esegue il suo lavoro siedendo a terra con gambe divaricate, tenendo con una mano il mazzuolo e con l’altra la pietra, che, con determinazione ed abilità, viene colpita nel punto giusto. L’operazione richiede l’uso di vari mazzuoli che, in base alla grandezza e alle loro funzioni, prendono nomi diversi: mazza, mazzuolo, mazzetta.
A seconda delle tecniche usate nel trattamento della pietra, si ottengono vari tipi di selci: i “bastardoni“, così chiamati perché sono poco lavorati e un po’ meno precisi nella loro fattezza; i “sampietrini” di dimensioni più piccole dei precedenti; le “regarelle‘ dalla particolare forma a parallelepipedo, con base rettangolare; il “cubetto” ritenuto il selcio più raffinato per la sua lavorazione accurata. Queste pietre così lavorate, come ci testimoniano le suggestive iconografie, hanno arricchito strade e piazze della capitale, come la bellissima piazza S. Pietro, e numerosi centri storici, dove ogni “tessera” è un pezzetto dì storia. La stessa Alfedena, come del resto la maggior parte dei paesini dell’Abruzzo e del Lazio, è un dedalo di stradine di selci che corrono fra le case di pietra. A testimonianza dell’importanza che la figura del selciatore ha avuto nel passato è il bel monumento posto nella villa comunale alfedenese inneggiato appunto a questa figura.
La tradizione di questo antico e nobile mestiere ci parla della fatica, della maestria e dell’ingegno di uomini che giorno dopo giorno nella solitudine della cava, hanno saputo creare un’arte di cui pochi sanno, e che purtroppo sembra andare gradualmente scomparendo.