Sampietrini, monumenti a rischio

Sampietrino © ph Valentina Cinelli

IL GOVERNO DELLA CITTÀ – Dopo l’idea di Veltroni di limitarne l’uso alle aree pedonali.
Contrario Portoghesi: “Ci vuole più manutenzione”.
Allarme della soprintendenza: “Toglierli da piazza Venezia”.
In pericolo la Cripta Balbi a Botteghe Oscure e gli scavi di piazza Argentina.
D’Alessandro: “Nuovi tratti di lungotevere saranno asfaltati nei prossimi tre mesi”.

di Carlo Alberto Bucci da La Repubblica del 14.07.05

I sampietrini, memoria storica delle strade di Roma ma anche un pericolo per i palazzi se percorsi dai mezzi pesanti. L’idea lanciata martedì in Campidoglio dal sindaco Walter Veltroni – «sostituiremo con l’asfalto i sampietrini nelle strade del centro storico dove passano gli autobus», destinando i selci tolti «alle isole pedonali» – raccoglie il favore del soprintendente statale per i Beni architettonici di Roma, Maurizio Galletti. Ma suscita le critiche di Paolo Portoghesi: «È un’assurdità. Il problema – spiega l’architetto – si risolve con una manutenzione costante e, se ci fossero più soldi, con una preparazione più resistente sulla quale mettere in opera i selci».

Nota invece l’architetto Galletti: «Il passaggio dei mezzi pesanti sui sampietrini provoca vibrazioni che danneggiano gli edifici antichi presenti lungo il percorso. In questi casi, è meglio l’asfalto». Quindi c’è un pericolo latente per quel capolavoro dell’architettura del Rinascimento che è palazzo Venezia (il sindaco ieri, ribadito il principio, ha precisato: «Piazza Venezia è un luogo monumentale, i lavori non prevedono la sostituzione dei sampietrini ma il loro livellamento e ripristino»). Ma anche, aggiunge il soprintendente, «per la cripta Balbi o i templi di piazza Argentina che s’affacciano su via delle Botteghe Oscure».

Per Portoghesi i piccoli parallelepipedi in leucite – che nel ‘700 apparvero tra le vie della città, fatti della stessa pietra che i romani usavano per lastricare e che estraevano dalla cava di pietra lavica vicino ad Albano – «andrebbero anzi liberati dallo strato di asfalto che spesso li ricopre. I sampietrini fanno parte della storia di Roma e vanno difesi, come è avvenuto per le pavimentazioni storiche: l’acciottolato di fiume a Ferrara o il porfido a Treviso».

C’è quindi un problema di recupero filologico della città. «Questo approccio – interviene Galletti – avviene proprio nelle aree, sempre più numerose, che il Comune sta riconsegnando al passeggio dopo che per decenni erano state trasformate in parcheggi. Ma se sui sampietrini passano bus e camion c’è rischio per gli edifici e per gli affreschi: come palazzo Venezia o come palazzo Barberini, per il quale è il caso che venga asfaltata l’omonima via, decisione del resto presa da tempo per via del Corso. I dipinti di Raffaello e villa Farnesina alla Lungara – racconta il soprintendente – sono stati salvaguardati togliendo i sampietrini dal tratto adiacente di Lungotevere».

Altri tratti della strada che costeggia il fiume saranno asfaltati nei prossimi tre mesi, come annunciato ieri dall´assessore ai Lavori pubblici Giancarlo D’Alessandro: i lungotevere Marzio, Altoviti, Gianicolense e Pierleoni. I sampietrini tolti andranno ad arricchire il deposito di selci in vista di una ricollocazione in zone pedonali. «A Roma – spiega l’ingegner Italo Fazio, del XII dipartimento – i sampietrini sono di tre tipi: c’è quello che misura 12 per 12 per 18, rastremato in basso; quello quasi cubico (cm 12 x 12 x 6); e ci sono quelli piccoli, sei per sei, che ornano piazza Navona e che ormai sono rarissimi». Le ditte romane di operai esperti nella messa in opera «sono solo sette o otto», aggiunge Fazio. «È un lavoro difficile e faticoso, basti pensare alla battitura che va eseguita col “mazzapicchio”, dal peso di 12-15 chili. E poi non c’è più nessuno che li sappia tagliare a mano». Infatti, i sampietrini vengono ormai da Hong Kong e i costi sono alti. «Basterebbe – è l’idea di Portoghesi – che il Comune riaprisse le cave abbandonate sull’Appia e che venissero formati operai capaci di tagliare la pietra. I costi tornerebbero a essere accettabili».

L’assessore D’Alessandro – «teorico della riduzione dei sampietrini a Roma», come ci tiene a sottolineare – ricorda che i selci «sono adatti per l’arredo urbano. A via Po li abbiamo lasciati ai bordi». E annuncia: «Quando rifaremo via Nazionale, chiederò all’architetto del restyling di rinunciare ai vecchi, problematici, selci».