Vulcano Laziale e sampietrini: origine e materiali

Il Vulcano Laziale, conosciuto anche come complesso vulcanico dei Colli Albani, è un imponente apparato vulcanico la cui formazione è iniziata circa 600.000 anni fa. Rappresenta il più grande vulcano del Lazio per dimensioni e volume di materiali eruttati, coprendo una superficie di circa 1.500 km².

La sua attività si è sviluppata in tre fasi principali:

  • Prima fase: Tuscolano-Artemisio (tra 600.000 e 300.000 anni fa). Questa fase è stata caratterizzata da violente esplosioni freatomagmatiche e ha prodotto circa il 70% del volume totale dei materiali eruttati, inclusi le pozzolane rosse, il tufo lionato e il tufo di Villa Senni. Al termine, si è verificato un collasso che ha formato la caldera esterna “Tuscolano Artemisio”.
  • Seconda fase: Campi di Annibale o delle Faete (tra 300.000 e 200.000 anni fa). Sebbene meno imponente della prima, ha visto l’emissione di importanti colate laviche, tra cui la colata lavica di Capo di Bove.
  • Terza fase: Idromagmatica finale (tra 200.000 e 20.000 anni fa). Caratterizzata da esplosioni che hanno generato crateri secondari (es. Albano, Nemi, Ariccia) e depositi di colate di fango (lahar) fino a circa 10.000 anni fa.

Attualmente, il Vulcano Laziale è considerato quiescente, non estinto, il che significa che è ancora capace di eruzioni. Fenomeni come la sismicità anomala, le deformazioni del suolo (sollevamento dell’edificio vulcanico) e l’aumento delle emissioni di gas di origine magmatica (come a Cava dei Selci e Solforata) ne confermano lo stato di vulcano attivo ma a riposo. In particolare, le emissioni gassose di Cava dei Selci, una frazione del comune di Marino, sono considerate tra le più pericolose al mondo.

Dalla lava alla strada

La pietra utilizzata per lastricare le strade di Roma, nota come “sampietrino” o “selcio” (o “sercio” nel dialetto romano), proviene principalmente dalla leucitite, una roccia eruttiva (lava) tipica delle zone vulcaniche laziali. Nonostante il termine “selce” sia spesso usato, è importante notare che, in senso stretto, la selce è una roccia sedimentaria, mentre il sampietrino romano è di origine vulcanica.

La Via Appia Antica, ad esempio, poggia sulla più imponente delle colate laviche del Vulcano Laziale, quella di Capo di Bove. Questa colata lavica, datata circa 300.000 anni fa, è considerata la “spina centrale” del Parco dell’Appia Antica, su cui corre l’antico tracciato per circa 10 km. È proprio da qui che provengono i basoli che compongono il manto stradale della Via Appia Antica.

Le lave leucititiche di Capo di Bove e altre zone vulcaniche, sono di colore grigio scuro, compatte e a grana fine. Possiedono elevate caratteristiche tecniche, tra cui una grande resistenza agli agenti atmosferici e all’usura. Queste proprietà le hanno rese ideali per la costruzione, venendo impiegate nell’antichità per il basolato romano (grossi blocchi poligonali) e, più recentemente, per i “sampietrini” (piccoli pezzi a piramide tronca, sbozzati a martello).

Cave e lavorazione

Le cave di pietra lavica (“selce”) erano storicamente localizzate principalmente lungo la Via Appia, sebbene oggi siano quasi tutte scomparse. Attualmente, alcune cave sono ancora parzialmente attive lungo la Via Casilina, a Laghetto e Colonna, anche se non producono più il sampietrino classico, ma pietrisco e graniglia. La lavorazione del sampietrino era un’arte manuale, svolta dai “selciatori”.

Oltre alla leucitite, altri materiali vulcanici laziali sono stati ampiamente utilizzati:

  • Il Tufo di Albano, proveniente dal cratere omonimo, è un tufo granulare grigio che, se cementato, è noto come “peperino” (ad esempio, di Albano, Marino, Castelgandolfo), chiamato dai Romani *lapis albanus*. Il peperino era apprezzato per la sua facilità di scalpellatura all’estrazione e per la sua tendenza a indurirsi una volta persa l’acqua di cava. Era impiegato come pietra da costruzione e decorativa fin dall’epoca romana.
  • Le pozzolane e i tufi litoidi (come il tufo lionato e il tufo di Villa Senni, visibili in Caffarella) furono ampiamente sfruttati tramite cave sotterranee per ricavare materiali da costruzione.
Il vulcano in una foto satellitare: si notino l'altura di Monte Cavo con il lago Albano ed il lago di Nemi | Wikipedia

La colata è composta di una leucite a melilite nota anche come cecilite, con un aspetto compatto, grigio scuro con macchie tondeggianti.

Spesso viene detto che sia i sampietrini che i basoli sono di basalto. La confusione del nome di questa roccia non è un errore banale, bensì un errore concettuale poiché l’Italia è nata da un regime compressivo (scontro collisionale tra Placca Africana e Placca Europea) mentre il basalto è di un regime distensivo quali le dorsali sia emerse (Hawai, Islanda) che sommerse.