Mozione ex art.58 – 21 gennaio 2020

Sampietrini, Italia Nostra: «Non toglieteli da via Nazionale»

MOZIONE EX ART. 58
Gemma Guerrini, Roberto Allegretti e Simona Donati
Respinta dall’Aula con 19 astenuti, 5 contrari e solo 7 favorevoli.
 

PREMESSO
– Che il “Programma Strade Nuove” deciso dalla Giunta Capitolina intende proseguire con la “riorganizzazione” della sede stradale di alcune importanti vie del I Municipio (come ad es. via IV Novembre, via Nazionale, viale Aventino, via Marsala, via Giolitti, via Montebello, via Castelfidardo, largo del Nazareno, traforo Umberto I, Via Marmorata, Via della Piramide Cestia, via Amerigo Vespucci) mediante la rimozione dei tradizionali sanpietrini;

RICORDATO
– Che le amministrazioni precedenti l’attuale, e segnatamente quelle della sindacatura di Walter Veltroni, Francesco Rutelli, Gianni Alemanno e Ignazio Marino, tutte espressero la volontà di rimozione delle pavimentazioni a sanpietrini (e in alcune strade l’hanno attuata) ipotizzando ad esempio di sostituirle o con quadrati di basalto smussati agli angoli o con asfalto drenante e fonoassorbente, adducendo motivazioni di ordine tecnico secondo le quali i sanpietrini non sarebbero idonei né a garantire la sicurezza pedonale e veicolare né a sostenere il traffico veicolare pesante nelle vie ad alto scorrimento;
– Che già in data 18 maggio 2015 fu presentata una interrogazione urgente dal gruppo capitolino del Movimento 5 Stelle avente per oggetto “Rimozione dei sanpietrini sulle strade del centro storico di Roma. Rapporti tra Roma Capitale e Società “Aeterna Design” (prot. RQ/10274);

CONSAPEVOLI
– Che, come affermato da tempo da tecnici e studiosi di fama internazionale e della levatura di Paolo Portoghesi e Giorgio Muratore, se i sanpietrini sono scelti, selezionati e montati a regola d’arte (corretta dimensione dei giunti e sigillatura “elastica”) sviluppano una resistenza al traffico uguale se non maggiore di quella dell’asfalto;

RIBADITO
– Che quando si parla di centro storico di Roma, non si può non considerare come questo faccia parte del patrimonio mondiale della cultura UNESCO dal 1980 e come dal 2014 ne facciano parte tutti i rioni storici dentro e fuori le Mura Aureliane;
– Che questo prestigioso riconoscimento dell’UNESCO dovrebbe imporre una strategia complessiva di gestione dell’area originata da una visione culturale di straordinaria attenzione e diligenza;

VISTO
– Che l’art. 9 della Costituzione Italiana pone il paesaggio come parte integrante e costitutiva del patrimonio storico e artistico della Nazione in quanto il territorio italiano e il suo paesaggio traggono la loro unicità dalla sintonia formale con cui in esso è inserito il patrimonio storico e artistico;
– Che la legge n. 1089/1939 prevede nei centri storici urbani la conservazione delle pavimentazioni originarie;
– Che il Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto legislativo n. 42 del 22 Gennaio 2004 e ss.mm. e ii.), costituzionalmente orientato e nato nell’ambito della Convenzione europea del paesaggio (Firenze 20 ottobre 2000), considera come un bene culturale anche il paesaggio, non solo quello naturale, ma anche quello derivato dall’azione umana;
– Che l’art. 3 del sopracitato “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, ai fini della tutela del patrimonio culturale, prevede che per “il mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie” si tenga conto anche delle “tipologie architettoniche, nonché delle tecniche e dei materiali costruttivi”;
– Che con la sentenza n. 59347/2004, la VI Sez. del Consiglio di Stato rafforza l’orientamento secondo cui le pubbliche piazze, le vie, le strade e gli altri spazi urbani di interesse artistico o storico sono qualificabili come beni culturali indipendentemente da una specifica dichiarazione di interesse storico artistico;
– Che le ‘pietre’ – come recentemente osservato della senatrice Margherita Corrado – sono importanti testimonianze di ciò che resta del nostro passato e che esso non esisterebbe, se non fosse per una lunga e gloriosa tradizione di tutela e di promozione delle memorie storiche collettive, entrata nella legislazione dell’Italia unita fin dalla sua nascita e che si è evoluta e raffinata nel tempo fino a confluire nel dettato costituzionale (art. 9).

RILEVATO
– Che il sanpietrino, inteso come vocabolo che riassume un insieme di lavorazioni e posa in opera della pietra lavica, non è un particolare qualunque dell’arredo urbano ma rappresenta ormai un elemento caratteristico e insostituibile del paesaggio architettonico storico di Roma e che, nel suo classico taglio a tronco di piramide, è considerato nel mondo un simbolo storico della città;
– Che le strade romane lastricate a sanpietrini almeno dal XVI secolo rappresentano in modo caratterizzante le strade della città e che sono pertanto da considerarsi parte integrante del suo profilo storico e del suo patrimonio culturale – paesaggistico;
– Che esiste una strettissima correlazione tra i basoli di forma poligonale delle antiche strade romane e i sanpietrini, in quanto costituiti entrambi di lava eruttata dai vulcani dei Colli Albani, “fiumi di lava lavorata artigianalmente, che continua a relazionarsi con il territorio romano riflettendone la natura geologica e rispettandone la storia” (cit. da arch. Ludovica Cibin “Selciato romano, il sampietrino” );
– Che il legame storico con i materiali e le soluzioni tecniche adottate per la pavimentazione stradale romana a sanpietrini costituisce una tradizione fortemente legata allo sviluppo verticale della città, i cui contenuti storici sono valorizzati proprio dal tappeto a mosaico da essi costituito;
– Che molti dei selci che ancora lastricano le nostre strade hanno vissuto l’epopea risorgimentale, la Repubblica Romana, gli scontri del Vascello e l’apertura della breccia di Porta Pia e che è, pensando a questo, che forse si capisce meglio perché meritano attenzione e tutela;

RICORDATO
– Che la pavimentazione di Via Nazionale e di Via IV Novembre, risalente ai primi anni del Novecento e in blocchetti di porfido rosso originario della provincia di Bolzano, è stata più volte disastrata nel corso degli ultimi decenni da interventi tecnicamente scorretti e anch’esse sono oggi interessate al rifacimento stradale programmato dalla attuale Giunta Capitolina;
– Che per la pavimentazione di Via Nazionale e di Via IV Novembre fu scelto il porfido rosso per realizzare un “red carpet”, un tappeto rosso di benvenuto e di accompagnamento nel cuore della città per coloro che arrivavano nella nuova capitale non più dalle antiche porte ma dalla stazione Termini;

RAMMENTATO
– Che all’inizio del XIX secolo, a seguito degli interventi edilizi di qualità nella zona popolare di Testaccio, si registrò la cessazione degli atti vandalici contro gli edifici, tanto che il Presidente dell’Istituto Romano Case Popolari, nell’articolo “Il nuovo gruppo di case al Testaccio” affermò: «si nota una maggior cura da parte degli inquilini nella buona tenuta del loro alloggio e in tutto ciò che è comune con gli alloggi del medesimo quartiere […] Una casa che piace si tiene con maggiore riguardo, ciò vuol dire che esercita anche una funzione educativa in chi la abita»;

EVIDENZIATO
– Che superfici esteticamente rispettose dei cittadini e degli edificî riescono a stimolare il rispetto della cosa pubblica e che il decoro e la vitalità degli spazi urbani devono essere predisposti dall’amministrazione pubblica con scelte opportune ed oculate;

ACCERTATO
– Che la cancellazione della tradizionale pavimentazione romana a sanpietrini costituisce un intervento violentemente invasivo che va a detrimento della integrità della percezione collettiva della città intesa come habitat storicamente stratificato, e che è da questo fertile humus che devono nascere innovativi sviluppi urbani e non dalla sua distruzione e cancellazione;

PRESO ATTO
– Che, per le opere di manutenzione e/o rifacimento di tutte le strade dissestate della capitale, il “Documento Unico di Programmazione 2017 – 2019 di Roma Capitale” (Sezione Operativa, paragrafo 3.2.1: “Programma delle opere pubbliche”) prevede esplicitamente, oltre all’utilizzo di asfalto drenante, il ripristino dei materiali originali nei tratti storici, tra i quali non possono che essere annoverati anche i sanpietrini;
– Che qualsiasi pavimentazione stradale delle città storiche deve rispettare requisiti non solo di carattere storico-culturale (paesaggio urbano, impatto ambientale), ma anche funzionali/prestazionali, per quanto riguarda sia la resistenza (a carichi accidentali e/o di usura, di uso, agli agenti atmosferici, agli elementi inquinanti, al fuoco), sia la sicurezza (aderenza, drenaggio dell’acqua piovana, antighiaccio, comfort) sia l’economicità di investimento (scelta dei materiali, posa in opera, manutenzione, riutilizzo, smaltimento finale);

APPURATO
– Che il selciato romano tradizionale è costituito da materiale lavico autoctono laziale ed è pertanto riconoscibilissimo rispetto ad altre lave, italiane e straniere, per il colore grigio scuro tendente al blu; per sua la massa compatta e senza inclusioni gassose; per la grana sottile e uniforme;
– Che queste caratteristiche rendono i blocchetti di lava laziale risultano un materiale di altissima qualità, particolarmente resistente all’usura e alle compressioni dovute alle sollecitazioni veicolari, e particolarmente notevole dal punto di vista estetico;
– Che il sanpietrino romano, per esplicare le sue caratteristiche funzionali altamente prestazionali, richiede l’applicazione di una rigorosa metodologia costruttiva;

VERIFICATO
– Che il taglio dei blocchetti di lava ad opera dei ‘selciatori’ e la loro posa in opera da parte dei ‘selciaroli’, ha generato nel tempo una vera e propria scuola artigianale di elevata competenza e tradizione, in grado di assicurare una impeccabile lavorazione del manufatto a cominciare dalla selezione del materiale;
– Che l’ottimizzazione della funzionalità del selciato romano tradizionale in risposta alle diverse necessità sia del traffico veicolare (anche moderno), sia dell’assorbimento e/o dell’irreggimentazione delle acque, sia la resistenza all’usura, è garantita dalla loro lavorazione artigianale, che ha creato nel tempo diversi formati (quadrucci, guide, mezze guide, guidarelle, bastardoni, ecc.), diverse tecniche di posa in opera (allettamento in arena, a fresco, a malta, misto) e diverse disposizioni (a spina di pesce, ad archi contrastanti);
che le diverse disposizioni dei selci e i disegni tradizionali che essi compongono sulle sedi stradali non hanno una funzione meramente estetica, ma sono invece le risultanze di soluzioni dell’ingegno che vanno ad associare i diversi tipi di allettamento alle diverse tipologie morfologiche come risposta ottimizzata alle caratteristiche del traffico veicolare (sollecitazioni, vibrazioni, spinte, peso, ecc.);
– Che il lastricato a sanpietrini posto a regola d’arte garantisce il mantenimento di una buona refrigerazione dell’aria e di smaltimento delle acque anche in caso di traffico veicolare pesante (uso di fondo permeabile sabbioso, con connessure rifinite a sabbia, per strade a bassa frequenza carrabile; impiego di malte spesso non drenanti e con pendenze che incanalino nelle condutture fognarie l’acqua meteorica, per strade ad alta frequenza carrabile);

ACCERTATO
– Che, laddove l’asfalto, il bitume e il catrame sono facilmente deteriorabili, altamente cancerogeni e mutageni, sono impermeabili e rilasciano calore, viceversa l’uso dei sanpietrini è indice di rispetto per l’ambiente in quanto:
non rilasciano calore; riducono l’impatto antropico e meteorologico ed evitano il surriscaldamento dell’aria (riducono l’emissione di gas serra e l’effetto” isola di calore” urbano); sono resistenti agli eventi atmosferici (gelo o calore);
sono naturali e pertanto non tossici; sono prodotti pressoché senza emissioni di CO2; sono riciclabili e possono essere asportati, puliti e ricollocati innumerevoli volte; sono drenanti, in quanto gli spazi presenti tra i ciottoli permettono la permeabilità e la traspirazione del terreno; facilitano il convogliamento dell’acqua piovana verso le linee di compluvio; si adattano molto facilmente all’ irregolarità del terreno (pendenze, curve); sono resistenti all’usura;

VISTO
– che da anni tutte le strade di Roma sono deteriorate, sia quelle asfaltate sia quelle a sanpietrini;
– che tutte le strade romane a sanpietrini versano in cattive condizioni, sia nelle vie ad intenso a traffico veicolare, sia quelle a traffico limitato, sia nelle vie pedonalizzate;
– che i guasti che presentano le strade a sanpietrini sono pertanto da farsi risalire a: cattiva preparazione del sottofondo e mancata considerazione delle preesistenze (fognature ecc.); assenza di manutenzione; lavori di posa effettuati male e/o in fretta (ad es. via IV Novembre e via Nazionale, totalmente rifatta nel 1994 dal sindaco Rutelli e l’ultima volta nel 2010 dal sindaco Alemanno); errata sigillatura dei giunti; errata disposizione dei singoli manufatti (il disegno non è decorativo ma funzionale); ricorso a elementi di cattiva qualità non originali e non selezionati e a personale non qualificato (selciaroli) per la posa e la manutenzione dei sanpietrini (compresi gli interventi per eliminare la lisciatura delle teste dei sanpietrini);

SOTTOLINEATO
– che i sanpietrini romani, rispetto alle strade asfaltate (sia pedonali sia carrabili), hanno minori necessità di manutenzione e di tipi di interventi di manutenzione poco invasivi;
– che l’uso dei sanpietrino, a fronte di una maggiore spesa iniziale, se lavorato e posizionato a regola d’arte, risulta nel tempo un vantaggioso investimento anche in termini economici, in quanto per la sua manutenzione necessita di interventi localizzati sui singoli elementi, al contrario delle strade asfaltate sulle quali, se si vogliono evitare le “toppe” (a freddo, non durevoli, o a caldo, che lasciano indecorose pezzature di colorazione e fattura differenti), si deve intervenire integralmente, su tutta la sede stradale, con conseguente lievitazione dei costi;
– che le cave di selce non sono esaurite e che nota è l’esistenza di depositi dei sanpietrini rimossi (ad esempio in via della Vasca Navale);

TENUTO PRESENTE
quanto scrisse il 31 maggio 2003 Renato Nicolini sul Corriere della Sera: «gli interventi inutili sono i più dannosi. Il centro di Roma ha infatti bisogno di un’ idea chiara e coerente, non di leziosi ricamini… In assenza di progetto, il centro si trasforma irresistibilmente in uno shopping mall (cioè in un luogo in cui l’ autenticità non è una qualità ma un impaccio)… A Roma ormai si prova di tutto. Dalla guerra al concetto di stratificazione storica della città… all’introduzione delle lastre di basalto in alternativa, totale o parziale, ai sanpietrini. Al rifacimento delle piazze pavimentate in sanpietrini secondo appariscenti disegni geometrici… Le questioni di identità cittadina dovrebbero infatti essere sottratte a valutazioni strumentali»;

OSSERVATO
che quanto denunciato da Renato Nicolini è, dopo quasi due decenni, ancora il paradigma culturale di riferimento per coloro che – nonostante si impegnino ad abbattere il traffico veicolare privato e a regolare quello pubblico – considerano una novità coniugare la visione sabauda della capitale che realizzò grandi strade per lo scorrimento veicolare, di cui si prevedeva e promuoveva il progressivo sviluppo (e per le quali furono attuati anche grandi sventramenti urbanistici nel tessuto storico della città), con quella che concepisce l’identità dell’Urbs per antonomasia e della Capitale d’Italia legata al suo mero utilizzo turistico e commerciale, favorito dai percorsi pedonali diversamente sottolineati dalla pavimentazione a sanpietrini (quelli che con Nicolini possiamo definire “ricami”), ridotti a tratto estetizzante di una città ridotta a quinta scenografica;

L’ASSEMBLEA CAPITOLINA IMPEGNA
SINDACA E GIUNTA
– a riconoscere nella strada in sanpietrino un elemento costitutivo del paesaggio capitolino, parte integrante del patrimonio collettivo e dell’immagine della Capitale d’Italia e pertanto un “bene storico-architettonico” da tutelare;
– a voler evitare e anzi impedire lo sradicamento dei tradizionali lastricati a sanpietrini e innovative loro disposizioni ispirate a concezioni estetizzanti omologate, frutto di una visione globalizzata e riduttiva degli elementi culturali componenti la tipicità della Capitale che violano l’autenticità del suo progressivo sviluppo;
– a voler prendere atto che Roma è degna di ben altre soluzioni che non percorsi stradali riproposti come banali moduli di una industria culturale appiattente, che dovrebbero rimanerle sempre estranei;
– ad accompagnare coerentemente il programma di rispetto ambientale di riduzione del traffico veicolare in città, soprattutto privato, con il mantenimento e il recupero filologico in tutto il centro storico della pavimentazione stradale a sanpietrini, rispondendo alle necessità del traffico moderno con l’esecuzione a regola d’arte dei lavori;
– a dare quindi e conseguentemente impulso allo sviluppo del settore dell’artigianato della estrazione, lavorazione e manutenzione del sanpietrino, facendosi parte attiva nel rilancio virtuoso di tali attività nel circuito del mondo del lavoro con il ricorso all’opera regolare e ordinaria degli artigiani specializzati;
-a far eseguire a regola d’arte i lavori di restauro, ripristino e recupero del tradizionale manto stradale a sanpietrini, ove deteriorato o mancante, mediante coerenti, coordinate e programmate attività di studio, di prevenzione, di restauro e di manutenzione;
– a promuovere il riconoscimento delle pavimentazioni in sanpietrini e delle figure professionali del “selciatore” e del “selciarolo” come patrimonio materiale e immateriale UNESCO;
– a vigilare sulle iniziative di rimozione e di eventuale vendita dei sanpietrini originali e del possibile danno causato con ciò al patrimonio collettivo.

 

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