I più piccoli testimoni di un’identità storica, Stefania Ponti

I Sampietrini di Piazza Venezia e via Nazionale, i più piccoli testimoni di un’identità storica
A cura della Dott.ssa Stefania Ponti
Presidente dell’Associazione Culturale i Ponti nell’Arte

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Veduta aerea di Piazza Venezia (1989-90)
Archivio personale Alfredo Caruso, da Loredana Diana
[ fonte:
romasparita.eu ]

 

Piazza Venezia

La storia e la sagoma di Piazza Venezia, cuore pulsante della città di Roma, è stata scritta e modificata un’infinità di volte.
Ha vissuto trasformazioni antiche e recenti: lo sviluppo in epoca imperiale; l’adattamento fra le vestigia di edifici medievali; la sistemazione della residenza pontificia nel periodo rinascimentale e poi l’ultima trasformazione la più imponente avvenuta tra il 1875 e il 1930, attraverso la distruzione di edifici per la costruzione di nuovi palazzi e la collocazione dell’altare della Patria.

Nel passato la piazza era molto più modesta, divisa in due piazzette da Palazzetto Venezia, al posto dell’odierno Palazzo delle Assicurazioni c’era la reggia dei Torlonia, sul lato opposto Palazzo Venezia, l’imponente edificio rinascimentale voluto dal papa Paolo II Barbo.
Una dimora che ha cambiato la sua funzione nei secoli, dapprima sede pontificia, poi ambasciata austriaca e dello Stato Pontificio e infine sede del governo fascista. Quel Palazzo Venezia, dotato del famoso balcone dove Mussolini pronunciava i discorsi alla folla e ribattezzava la piazza, Foro d’Italia.

L’identità architettonica di Piazza Venezia è caratterizzata da edifici di epoche diverse ed incorniciata da un tappeto pavimentale di raffinata esecuzione realizzato con cubetti di selce (chiamati informalmente sampietrini).
Una tessitura del manto stradale più volte ridisegnata e che ha visto nei secoli e soprattutto nell’Ottocento l’utilizzo di selci di svariate forme che hanno dato vita a preziosi disegni e pregiate cornici.

La prima sistemazione della pavimentazione stradale di Piazza Venezia si ascrive nel piano urbanistico di Papa Sisto V Peretti (1585 1590). La grande sistemazione viaria voluta da questo Papa, riguardava anche il nuovo selciato delle strade romane che vedeva l’utilizzo del sampietrino.
Il trionfo del cubetto in pietra lavica aveva surclassato il sistema a mattoni, per altro molto più costoso della selciatura.

Da quel lontano XVI secolo il sampietrino comincia a dominare le strade e le piazze della città con una messa in opera che genera un vero e proprio artigianato.
Nasce così l’arte dei selciaroli, così denominati dai quei selci, i più piccoli testimoni di una monumentalità arrivata sino ai nostri giorni.

I sampietrini rappresentano parte dell’identità di questa Piazza, di Via Nazionale e di molte altre strade di Roma e ne definiscono la fisionomia e la memoria storica.
Una fisonomia alla quale non è possibile rinunciare, privare Piazza Venezia e Via Nazionale dei sampietrini significa strapparne l’anima.

Roma è quella che ha inventato la pavimentazione delle strade precisandone la relativa tecnica ed insegnando al mondo come si deve fare per costruire strade eterne.

 

Sampietrini, via Nazionale - Matteo Mignani
Matteo Mignani – Via Nazionale
[ fonte: Flickr ]

 

Via Nazionale

Maggiore asse urbanistico tra i più importanti dell’Urbe, una via che segue, in parte, il tracciato di un antico viario romano, il “Vicus Longus”.

Tra il 1867 e il 1872, nel grande quadro della tessitura viaria dell’Urbe Via Nazionale assume la funzione di collegamento tra la Stazione Termini e il centro della città. Arteria principale che ha come fondale i resti imponenti delle Terme di Diocleziano.

Via Nazionale intraprende il suo tracciato da una piazza detta Esedra, ricavata dalla grande esedra perimetrale di quell’antico edificio termale realizzato durante l’impero di Diocleziano. Inizia il suo cammino discendendo verso il cuore dell’Urbe affiancata dai colli Esquilino, Quirinale e Viminale.

Nel suo tracciato s’incontrano traverse con i toponimi delle città italiane.

Via Nazionale, definita la maggiore strada del rinnovamento edilizio della “Nuova Roma”, appartiene a due rioni: da piazza della Repubblica all’incrocio con via delle Quattro Fontane al rione Castro Pretorio; dal suddetto incrocio fino alla via XXIV Maggio al rione Monti.

Dall’alto della discesa verso Piazza Venezia a distanza notevole si intravede parte della la gigantesca quadriga del Vittoriano, agli incroci del suo percorso si scoprono suggestivi scorci monumentali, solo una piccola anticipazione della magnificenza che Roma offre al visitatore anche più distratto.

Questa via ha il compito di far giungere al turista o passante che sia, una serie di messaggi visivi che anticipano la grande bellezza che tutta la città offre nel suo centro storico. Un percorso incantevole sottolineato da un tappeto stradale ricoperto di sampietrini.

Anche questa realtà, il “vicus longus” e poi Via Nazionale, è stata nei secoli dapprima ricoperta dai basoli e successivamente dai cubetti di selce una continuità che narra secoli di storia. Dal mondo antico a papa Sisto V quando in quel lontano 1585 il selcio, il sampietrino ha rappresentato una scelta pavimentale, alla quale oggi non è possibile rinunciare.
Senza questa cornice si perde il fascino e la peculiarità che distingue Roma nel mondo in qualità di città eterna.

Il sampietrino una memoria storica che ci accompagna da sempre e del quale bisogna avere cura e giusta manutenzione da compiere a regola d’arte.

“Allustramoli sti serci” che significa camminiamoci!

… e aggiungo conserviamoli perché sono i più piccoli testimoni della storia e monumentalità di questa nostra città che da sempre accoglie, anche per questa presenza, gli sguardi incantati di un incredibile numero di pellegrini, visitatori che provengono da tutto il mondo.