Veltroni parte all’attacco

Sampietrino © ph Valentina Cinelli

Il Giornale – 30 luglio 2006 di Marco Morello
Veltroni parte all’attacco dei sampietrini
I residenti di via Nazionale favorevoli alla sostituzione. Ma c’è chi chiede al ministro per i Beni culturali di mobilitare l’Unesco

«Anche quest’anno, al ritorno dalle ferie estive, i romani troveranno molte strade della città riqualificate, riasfaltate e messe in sicurezza». Con questa formula Walter Veltroni ha virtualmente tagliato il nastro dei cantieri che da domani saranno aperti su 37 strade della Capitale. Ciò che i romani invece non troveranno e su cui il sindaco ha posto meno enfasi, sono quei sampietrini che verranno eliminati da crocevia trafficati come via Bissolati, largo Santa Susanna, via Emanuele Orlando e in altri municipi lontani dal centro.

«Gli interventi – ha detto Veltroni – saranno portati a compimento in profondità tanto da garantire una maggiore durata dei risultati ottenuti, guardando soprattutto alla sicurezza dei cittadini».
Quella dei sampietrini è una questione molto sentita dagli abitanti della città eterna, un argomento di discussione diffuso e ricorrente quasi quanto il tempo o il calcio. Sono due i partiti che predominano: quello della croce, formato dai conducenti di auto e moto, condannati a scivoloni e slittamenti tanto dannosi quanto dolorosi, e quello della delizia, i cui tesserati sono tutti cultori delle tracce tangibili delle epoche che furono. «I lavori urgenti e indifferibili, per i quali sono stati stanziati circa 2 milioni di euro – ha spiegato l’assessore ai Lavori pubblici, Giancarlo D’Alessandro – serviranno a rimuovere stati di pericolo, buche o avvallamenti, o comunque situazioni in cui la pavimentazione stradale è compromessa. Come già fatto in passato su alcune strade abbiamo deciso di eliminare i sampietrini in modo da razionalizzare la pavimentazione esistente o arginare, nei casi limitati in cui si verifica, il fenomeno delle vibrazioni che si riflettono sugli edifici». D’Alessandro è andato anche oltre, preconizzando una sorte analoga per i sampietrini di via Nazionale che «andranno via quasi tutti»: rimarranno solo quelli di arredo. L’intervento non rientra però nel pacchetto estivo: per l’arteria che unisce piazza della Repubblica con via Quattro Novembre verrà preparato un progetto in autunno, analogo a quello di via Po.
Per comprendere la delicatezza della situazione basta prendere in considerazione l’iniziativa attuata da Giuseppe Sorrenti, presidente dell’«Istituto Italia», che ha inviato una lettera al ministro dei Beni e delle attività culturali, Francesco Rutelli: «Crediamo che il sampietrino – si legge nel testo – vada tutelato, come va tutelata la storia e la cultura di Roma. Le chiediamo pertanto di avviare le procedure per riconoscere il classico selcio romano come patrimonio dell’umanità e dell’Unesco e, al contempo, di arrestare lo scempio culturale che oggi si vuole mettere in opera». Un sigillo tanto ufficiale ne sancirebbe di fatto l’intoccabilità.
«I sampietrini – ha esagerato Sorrenti – sono più famosi della Coca Cola in tutto il mondo».
I residenti di via Nazionale, intanto, sembrano nel complesso soddisfatti: specie d’inverno, quando il terreno diventa scivoloso a causa della pioggia, gli incidenti di motorini e maxi scooter sono all’ordine del giorno. E in molti ci sono passati in prima persona. I lavori di ammodernamento potrebbero però inasprire il caos. «Spero che la strada venga rifatta bene – dice Umberto, 35 anni – senza che si renda necessario rimetterci le mani dopo due mesi».
Giuliano, 42 anni, è invece contrario a qualsiasi intervento: «I sampietrini rappresentano Roma e tutta la città dovrebbe essere lastricata con questi piccoli monumenti. Certo sarebbe più difficoltosa e costosa la manutenzione, ma a chi dice che si eviterebbero incidenti dico che chi guida dovrebbe correre di meno e stare più attento». Alessandro, 73 anni, è profetico: «è un problema di mentalità, la modernità si raggiunge accettando anche i disagi, quindi ben vengano i sacrifici a favore del cambiamento».
Accontentare tutti, comunque, non è possibile.