Sampietrini in pensione senza benservito

di Romano Bartoloni
Estratto dell’articolo di Romano Bartoloni, presidente del Sindacato cronisti romani, dalla Strenna dei romanisti, 77° edizione della pubblicazione annuale del Gruppo dei romanisti, e che sarà in circolazione in occasione del 21 aprile 2006

SAMPIETRINI IN PENSIONE SENZA BENSERVITO
(DOPO SECOLI DI ONORATO SERVIZIO)

Riuscirà il Campidoglio del terzo millennio nella storica impresa di cancellare le buche dalla faccia delle strade cittadine? Oppure la sfida delle sfide rimarrà un generoso quanto velleitario tentativo? Il piano straordinario della Giunta Veltroni costituisce una promettente base di partenza contro un cronico stato di emergenza. Tuttavia, il dubbio è d’obbligo perché le tante belle promesse del passato hanno lasciato sistematicamente l’amaro in bocca. Da oltre un quarto di secolo, di buone intenzioni sono lastricati i pensieri e i programmi di Sindaci di ogni epoca e di ogni colore politico. La pazienza e l’incolumità dei cittadini sono state messe a dura prova. Il rischio è diventato il mestiere degli automobilisti e, soprattutto, dei motoscooteristi che quasi ogni giorno lanciano il loro grido di dolore dalle pagine delle cronache. Le diagnosi sulla viabilità colabrodo sono convincenti, ma la prognosi è rimasta sempre infausta…..
Sembra proprio che la maledizione di Montezuma colpisca il ventre molle della città. Secondo l’inchiesta condotta da Codacons e Adusbef, i 5.500 chilometri della capitale groviera sono piagati da una fossa ogni 12 metri, diametro medio 30 cm. profondità 4. Le associazioni dei consumatori parlano di ossa rotte e di danni per milioni di euro in spese da ortopedici e fisioterapisti, in paraurti rotti, ruote da cambiare, ammortizzatori e sospensioni a pezzi, che gravano sulle tasche dei cittadini. Senza contare il prezzo pagato per gli sconquassi milionari alle carrozzerie dei bus…..
Ma è nei 350 chilometri del centro che si gioca la partita cruciale. Un puzzle di buche sconvolge i sampietrini che rappresentano da quasi 500 anni la nervatura portante delle principali strade e piazze di scorrimento e un biglietto da visita delle caratteristiche di Roma. Nati ai tempi della Roma dei Papi e delle carrozze a cavalli, il loro destino appare segnato dalla violenza del traffico pesante e dagli alti costi della manutenzione, mentre delle tecniche dei selciaroli si va perdendo la memoria. Il risultato è stato altrettanto scoraggiante laddove si è ricorso alla concorrenza dei cosiddetti cinesini, di taglia piccola e più a buon mercato….
Dopo secoli e secoli di onorato servizio in prima linea (segnati dai ricordi lasciati dai cavalli e poi da quelli di generazioni di petroli), i basalti romani rischiano di scomparire senza ben servito fra mille polemiche sulla guerra dei serci per dirlo alla romana: tra i pro e i contro la loro conservazione, fra i pro e i contro il loro siluramento definitivo. Il Comune esita, le sovrintendenze ci stanno pensando su e, intanto, le buche si moltiplicano a ritmo accelerato, e i sampietrini, destinati o non destinati a succedere a sé stessi, si ammucchiano turbolenti ai lati delle strade. Solo il miracolo della chiusura del centro al traffico potrebbe salvarli. Da qualche tempo, i selci spodestati dai cinesini continuano nella loro storica missione scenografica abbellendo le isole pedonali, restituendo la fisionomia di un tempo alle antiche consolari come l’Appia Antica. Perché non arricchire la nuova città del passeggio e della convivenza civile con il medagliere dei sampietrini? Perché non andare pigramente a zonzo come un tempo, “a lustrà li serci!” senza l’incubo di finire sotto le ruote delle macchine? Noi ritroveremo la misura umana e loro potrebbero vivere senza stress e in pensione dorata, lasciando la pesante eredità del traffico ai più sicuri asfalti bituminosi di ultima generazione….
La proposta lanciata dai cronisti romani un paio di anni fa (in particolare, con ampia risonanza sulla rivista di Willy Pocino “Lazio, ieri oggi e domani”), è stata raccolta dal sindaco Walter Veltroni che è propenso a metterli a riposo sia per i costi di manutenzione “non più sostenibili” sia perché quelli fabbricati ad Hong Kong non possono fregiarsi della palma di ambasceria della romanità. C’è poi chi li accusa di costituire un pericolo pubblico e, peraltro, antistorico per i selci che fischiavano violenti in tutte le rivolte/manifestazioni di piazza (persino seconda nella metà dello scorso secolo contro i celerini) e, più indietro, nelle sassaiole fra bande e fra rioni, e immortalati dal Belli nella poesia “canzone popolare romanesca, Sora Menica Sora Menica oggi è domenica” al grido “Noi semo monticiani e che volete?/serciate in petto quante ne volete”….
Selci, serci, sampietrini, basalti e i loro padri artigiani appartengono alla storia di Roma ed è impossibile, quindi, archiviarli, relegarli nel dimenticatoio delle cose perdute. La loro funzione ornamentale sta riscuotendo successo e attrae i turisti sempre in cerca di nuove sensazioni sul come eravamo ai tempi di Cesare oppure a quelli di Michelangelo. In via Appia o intorno al Colosseo stanno tranquilli, riposati, bene allineati, non più svillaneggiati da ciclomotoristi infuriati, e, soprattutto, ammirati e coccolati a fianco dei loro antenati più famosi, i basalti delle strade di 2000mila anni fa. Peraltro, di loro si continua e si continuerà a parlare, magari nelle chat di internet, grazie al sito www.sampietrino.it ideato da una giovane grafica innamorata di Roma, Valentina Cinelli.

 

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